I rapporti “interpersonali” sono in realtà relazioni con diversi stati di coscienza?
Ricordate che non c’è modo di potere dimostrare in modo assoluto che ci sia un universo esterno alla nostra “mente”. La “realtà” non è oggettiva ma soggettiva.
Mi rifaccio a un pensiero, da me pienamente condiviso, di Yuval Noah Harari. Gli algoritmi di Google, Amazon, Facebook… ci conoscono meglio di noi stessi e ci conosceranno sempre meglio! Sanno cosa vogliamo e, entro 10 anni, quando anche i nostri dati biometrici saranno monitorati, saranno in grado di prevedere con estrema accuratezza come agiremo, cosa desideriamo o cosa penseremo.
Ma come è possibile che dei semplici algoritmi possano prevedere il nostro comportamento, i nostri gusti, le nostre tendenze?
E se quegli “algoritmi” facessero semplicemente parte di uno dei nostri innumerevoli stati di coscienza che costituiscono il nostro “Universo” e la nostra “Realtà” soggettiva?
La “prevedibilità” di un nostro comportamento sarebbe più semplice se a “prevederlo” fosse semplicemente uno dei nostri stati di coscienza e che non è coscientemente connesso agli altri stati.
Per molti anni ho vissuto da solo, per periodi più o meno lunghi. Non nascondo le innumerevoli volte in cui ho parlato con “me stesso”! Nei momenti in cui non parlavo con me stesso in modo udibile lo facevo comunque con la mente. Potremmo definire uno stato di coscienza, quello in cui io identifico me stesso come elemento definito e differente dal resto dell'”Universo” che mi circonderebbe.
Chi sono gli “amici”? Sono “individui” nei quali riconosco caratteristiche tali che mi portano a provare empatia con essi. Potrei anche affermare che potrebbero essere alcune parti di me che mi piacciono. Stati di coscienza con i quali convivo pacificamente e in armonia. I nostri stati di coscienza sono, comunque, variabili e, per questa ragione una “amicizia” può durare più o meno a lungo.
Sembra incredibile come il comportamento umano sia estremamente simile…In questi giorni osservavo le reazioni alla Pandemia del Covid19 in Sud America. Il comportamento degli “individui” a 14.000Km di distanza è esattamente il medesimo degli Europei o degli Statunitensi. Quelli che hanno paura, quelli che gridano alla cospirazione, quelli che invitano chi non crede ad andare negli ospedali a controllare per rendersi conto della realtà dei fatti … Comportamenti Fotocopia che sembrano proprio il risultato di una medesima Coscienza che lavora su differenti “strati”.
Qualsiasi comportamento umano segue degli schemi ben precisi e i comportamenti “imprevedibili” emergono semplicemente da stati subcoscienti a noi “sconosciuti” (e sono innumerevoli) ma che, una volta venuti in “superficie”, molto probabilmente torneremo a vedere in noi o negli “altri”.
Se ci atteniamo al fatto della inesistenza di un mondo “oggettivo” al di fuori della nostra Coscienza, quando troviamo un “amico” in realtà scopriamo uno stato di coscienza di noi stessi che ci piace e con cui decidiamo di interagire in un certo modo. Ogni interazione ha una certa durata e può ripetersi per molteplici sessioni. Chiaramente le “amicizie” (differenti stati di coscienza) possono essere varie e lo stesso le interazioni con esse.
Lo stato di Coscienza nel quale mi identifico muta e con esso anche la percezione degli altri stati che rilevo come esterni. Per questa ragione mutano gli amici, la percezione che ho di essi e la mia empatia nei “loro” confronti. Vale lo stesso per i nemici, per i parenti, per i genitori…
Voglio dire che anche i genitori sono il frutto di una percezione e di uno dei nostri stati di coscienza? Direi che è molto probabile e, comunque, non è dimostrabile oggettivamente il contrario.
Un allucinogeno cambia in qualche modo i nostri stati di coscienza e anche la nostra “realtà” soggettiva e la percezione che abbiamo di essa muta sensibilmente. Possono venire fuori, pertanto, immagini racchiuse in stati subcoscienti estremamente profondi. La cosa interessante è che una volta emersi, potrebbero diventare parte della nostra realtà soggettiva quotidiana anche non più sotto effetto di allucinogeni.
In effetti anche l’utilizzo di un allucinogeno potrebbe semplicemente essere una reazione cosciente ad un evento che il mio stato di coscienza “classifica” come introduzione di una sostanza allucinogena ma non è detto che in una eventuale realtà “oggettiva” questo sia davvero avvenuto.
Lo stato di coscienza elabora semplicemente degli input secondo una certa “logica” che nulla ha di oggettivo.
Ecco che, dunque, tutti gli individui e gli esseri che mi circondano, possono essere semplicemente stati di coscienza differenti…per renderla più “semplice” substrati di me stesso.
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