Abbiamo osservato svariate volte come ci siano analogie ricorrenti ed estremamente significative tra quello che è l’universo esteriore alla nostra mente e il nostro universo interiore.
Sappiamo perfettamente come sia impossibile potere dimostrare l’esistenza di un universo oggettivo al di fuori della nostra mente.
E’ estremamente probabile che tutto sia frutto di una elaborazione cosciente di percezioni alle quali viene data “forma”
Il Sistema sociale nel quale viviamo ha proprio i sintomi di una mente con un chiaro “disturbo della personalità”
Un disturbo della personalità è un tipo di disturbo mentale in cui si ha uno schema di pensiero, performance e comportamento marcato e malsano. Un individuo con disturbo di personalità ha difficoltà a percepire e relazionarsi con situazioni e persone.
I Bias (pregiudizi) comportamentali possono essere considerati alla stregua di regole empiriche o “scorciatoie mentali” che aiutano a decifrare la realtà e prendere decisioni rapidamente.
I Bias cognitivi sono dei costrutti mentali che esulano dal giudizio critico e si basano su percezioni “errate” o deformate, su pregiudizi e ideologie.
Sono spesso utilizzati per prendere decisioni immediate, senza la fatica di una riflessione approfondita.
Questi possono influire non solo sul comportamento quotidiano ma anche su decisioni, comportamenti e processi di pensiero.
Ho messo percezioni “errate” tra virgolette perchè sappiamo benissimo che non esistono realtà oggettive. Questo è un punto fermo dal quale non dovremmo discostarci. (Giusto, sbagliato, vero, falso sono affermazioni circoscritte a sistemi logici, soggettivi, definiti)
Ciò che a noi deve importare è: “quale “realtà” o “verità” soggettiva sia in grado di regalarci un vero benessere spirituale.
Perchè è al benessere psicofisico e sociale che dobbiamo puntare.
Se un pregiudizio ci porta a vivere una realtà conflittuale, di paure, di insicurezze…ci allontanerà sempre più da un benessere spirituale.
“Il pregiudizio (bias) implicito è un fenomeno sociale che passa attraverso gli individui come “l’onda” passa attraverso i tifosi in uno stadio. Più che una proprietà degli individui, può essere considerata più propriamente una proprietà dei contesti sociali”. Heidi A. Vuletich
Abbiamo un pregiudizio quando, invece di essere neutrali, abbiamo una preferenza (o un’avversione) per una persona o un gruppo di persone. Pertanto, usiamo il termine “pregiudizio implicito” per descrivere quando abbiamo atteggiamenti nei confronti delle persone o associamo loro stereotipi a nostra insaputa.
In un recente studio su Psychological Inquiry, i ricercatori dell’Università della Carolina del Nord e dell’Università di Richmond hanno presentato una nuova teoria che aiuta a risolvere il puzzle dei pregiudizi impliciti e fornisce un modello di come le aziende possano avere un impatto reale sulla diversità del posto di lavoro. Lo chiamano il fenomeno del “bias delle folle”.
Sostengono che il pregiudizio implicito dovrebbe essere compreso prima di tutto a livello situazionale, non a livello individuale. Cioè, il pregiudizio si basa su categorie sociali, pensieri, valutazioni e stereotipi malleabili. In determinate situazioni, gli individui hanno maggiore accesso a concetti distorti. In altre situazioni, questi concetti distorti sono più difficili da recuperare.
In pratica, ciò significa che se lavori in un ambiente in cui pregiudizi e stereotipi sono facilmente accessibili, i pregiudizi contro determinati gruppi saranno più comuni.
I pregiudizi (bias) provengono dalla famiglia, dagli amici che abbiamo frequentato, dall’ambiente in cui abbiamo vissuto e da ciò che abbiamo ascoltato, letto e appreso…
Possono essere consapevoli o, come abbiamo visto, inconsapevoli.
Le nostre menti possono classificare le persone in tanti i modi: per razza, sesso, orientamento, età, nazionalità, colore dei capelli, qualsiasi cosa! È così che si formano gli stereotipi. Il cervello mette le persone con tratti simili nella stessa categoria. Quindi, cerca di dirti che tutti in quella categoria devono essere uguali. (Le scorziatoie!)
Gli stereotipi possono essere estremamente pericolosi. Possono indurre le persone ad avere pregiudizi ingiusti nei confronti di persone diverse da loro. Possono anche rendere le persone meno propense a cercare nuove esperienze o ad ascoltare nuove idee.
I pregiudizi non sono sempre evidenti. La maggior parte delle persone ha pregiudizi impliciti. Questi sono atteggiamenti inconsci che influenzano i loro sentimenti e le loro azioni. Diventare consapevoli dei pregiudizi impliciti è difficile. Ma è un passo importante per trattare gli altri in modo equo.
Ogni giorno le aziende, i media e i politici sfruttano i tuoi pregiudizi cognitivi per manipolarti ma non solo. Spesso tendono a dare origine a situazioni tali da crearne di nuovi.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui viene proposta la verità assoluta e in nome di questa, chiunque provi ad esprimere un pensiero contrario è, automaticamente (pensiero automatico/scorciatoia) considerato un “eretico”.
Eretico non è il termine usato perché, chiaramente, potrebbe richiamare delle analogie con quanto accadeva nel Medioevo a chi osasse confutare la “scienza” assoluta e le credenze del tempo.
Oggi si sono coniati termini ugualmente coloriti quali: “negazionista”, “complottista”, “terrapiattista”… Fa sorridere proprio il termine “terrapiattista” visto che 1000 anni fa era la “scienza assoluta” del tempo ad affermare questo concetto!
Nella mente di chi ha subito questa manipolazione, scatta in automatico il pregiudizio nel momento in cui, di fronte, si trova un individuo pensante che ha la pretesa e l’ardire di volere riflettere su concetti la cui sacralità e inconfutabilità è stata sancita dalla “scienza” delle multinazionali e dai suoi adepti.
Importantissimo (e automatico) è anche il rifiuto categorico dell’accostamento degli avvenimenti presenti con quanto e avvenuto in passato. Quando ad esempio si parlava degli ebrei come “pidocchi trasmissori del Tifo”. O quando la “scienza” parlava di razze superiori e razze inferiori. O quando si sperimentavano farmaci sulle popolazioni insonsapevoli…
Oggi è differente. Oggi il “nemico” è “reale”.
Peccato che la filastrocca del oggi è differente è stata uno dei denominatori comuni per perpetrare le medesime tecniche di coercizione che poi hanno portato ad atroci crimini contro l’Umanità.
Ecco alcune delle caratteristiche delle dissonanze cognitive traslate nella situazione sociale attuale :
Pensiero dicotomico: è bianco o nero. Nel caso attuale ci sarebbe una pandemia che favorisce un governo che, grazie ad essa, può adottare misure speciali a oltranza e giorno dopo giorno si mostra sempre più totalitarista. I diritti fondamentali umani vengono sacrificati in nome della “scienza” delle multinazionali. La scienza è solo quella della farmaceutica, le sue misure ne rimpinguano le tasche e chiunque si opponga ad essa (fossero anche premi Nobel o Phd) sarà considerato un ciarlatano e le uniche soluzioni sono i “vaccini” e le misure limitative delle libertà”. Non esiste l’opzione B o C o D…
Iper Generalizzazione: consiste nell’estendere, in modo arbitrario e in assenza di sufficienti prove, l’esperienza vissuta in una certa situazione a tutte le situazioni con caratteristiche simili. “la pandemia è terribile e se non imponiamo questa e quella regola ci saranno milioni di morti” – “il vaccino è l’unica nostra salvezza” (poco importa se non immunizzi, se tanta gente muore e ha effetti collaterali gravissimi a causa di questi) “grazie a questi vaccini abbiamo salvato milioni di persone” (cosa assolutamente non provabile coll’aggravante che tanti di coloro che sono deceduti o hanno avuto effetti collaterali anche gravi, erano insividui giovani che, probabilmente, col covid non avrebbero avuto complicazioni.
Astrazione selettiva delle informazioni (o filtro mentale). Questo processo di pensiero si riferisce a quel meccanismo che fa prendere in considerazione solo un aspetto (negativo), considerato dall’individuo come più significativo o più intollerante, di una situazione ignorando altri indizi e aspetti della situazione o altre possibili interpretazioni di essa. – “la pandemia è terribile, solo i vaccini e le misure soppressive delle libertà ci salveranno“. Guai a chi affermi che mettendo al riparo solo gli individui fragili e facendo, invece, contagiare gli individui forti, il virus sarebbe potuto diventare endemico e innocuo (come qualsiasi influenza)
Squalificare i lati positivi: le cure alternative non servono. I medici che curano alternativamente sono ciarlatani e vanno radiati. Chiunque inviti al pensiero critico deve essere isolato.
Inferenza arbitraria (saltare alle conclusioni): trarre conclusioni arbitrarie in mancanza di evidenze sufficienti e certe. Le cure non funzionano, anche se guariscono e I vaccini funzionano anche se non immunizzano, se comunque si può morire e andare in terapia intensiva dopo le somministrazioni e se hanno svariati effetti collaterali (oltre 100!). Non serve altro. Non servono prove. Sono bastati 108 giorni per autorizzarli mentre vengono richiesti fino a 75 anni (dalla FDA) per rendere pubblici i termini di approvazione degli stessi. La giustificazione è che sono troppe pagine da esaminare (però in 108 giorni hanno autorizzato)
Catastrofizzare oppure minimizzare. Quando si crede (o come in questo caso si vuol mostrare ) un evento avrà conseguenze più gravi di quelle realisticamente probabili
Ragionare in base alle emozioni (ragionamento emozionale). In questo caso, attraverso un bombardamento mediatico si creano emozioni e si fanno vivere le reazione emotive come la prova certa di un fatto
Etichettare Ragionare per stereotipi : lo abbiamo già visto in precedenza. Applicando su se stessi, sugli altri o su certe situazioni delle etichette. “Noi siamo l’unica vera scienza assolutista e senza contraddittorio, chi si discosta da essa è negazionista, complottista, terrapiattista...”
“Doverizzarsi”. Si tratta di stili di pensiero nei quali compaiono le parole “devo” o “dovrei”, caratterizzandosi quindi come regole assolute che, se non rispettate, comportano emozioni negative come il senso di colpa. “Devo vaccinarmi per il bene della società” “Devo avere il green pass perché mi hanno detto che solo così finirà la pandemia” “Devo mantenere il distanziamento e la mascherina perché così posso circoscrivere il virus“. Il pensiero critico individuale viene debellato a beneficio di un pensiero unico collettivo frutto di un indottrinamento con fine di lucro e potere.
Personalizzare. Quando un individuo attribuisce a se stesso tutta la colpa di qualcosa che è andato male “è solo per colpa mia”. “Se la pandemia non termina la colpa è nostra che non abbiamo bene rispettato le regole” Se la pandemia non termina la colpa è nostra che non ci siamo vaccinati o che siamo stati distanti 148 centimetri invece di 150…“
Una volta che la massa è entrata in questa spirale in cui il pensiero critico è stato annientato, comincia a ricercare il “bias di conferma”. Questo si verifica quando le persone cercano o valutano le informazioni in un modo che si adatti al loro pensiero e ai loro pregiudizi.
I media sono particolarmente abili nel trarre profitto dalla nostra suscettibilità al bias di conferma. Quando decidiamo di ascoltare le notizie, probabilmente selezioniamo i canali che rafforzano piuttosto che quelli che sfidano le nostre visioni del mondo: Mentana, Vespa, Gruber, Floris, Merlino…saranno tra i preferiti di coloro che hanno abbracciato il pensiero unico collettivo e per i quali è molto più semplice trovarsi una realtà di comodo che non implichi sforzi mentali dovuti alla ricerca.
Essere nutriti con un flusso di informazioni attentamente curato che conferma i tuoi pregiudizi esistenti può essere confortante. Ma quel comfort ha un costo significativo. Oggi lo stiamo vedendo in termini di riduzioni delle libertà e accrescimento dei poteri di controllo. Ma siamo solo all’inizio!
Innanzitutto, ti vengono negate informazioni pertinenti che potrebbero renderti più pienamente informato su un problema complesso o sfumato. (Sappiamo però che i bias cognitivi sono anche frutto di una “pigrizia mentale”). In secondo luogo, ascoltando quel genere di notizie contribuiamo inconsapevolmente ai profitti del nostro media preferito e di chi gli sta dietro.I piani aziendali delle multinazionali dell’informazione sono costruiti sulle fondamenta del bias di conferma.
Non esiste una ricetta per uscire da tutto ciò in quanto i pregiudizi fanno perno sull’ego e il sistema sociale costruito è sempre più “ego-dipendente”.
Esiste però un ingrediente del quale si è abusato in maniera spropositata. Per l’appunto l’ego. Se solo cominciassimo a ridurlo piano piano, anche i nostri pregiudizi comincerebbero a ridimensionarsi e tanto minore è l’ego, tanto minore saranno i pregiudizi perché tanto minore sarà l’attaccamento alle cose materiali.
I diritti fondamentali alla vita e alla libertà li acquisiamo nel momento in cui si accende la nostra coscienza consapevole.
Chiunque imponga regole che violino questi diritti è come un pensiero negativo che ci porta a compiere delle azioni che vanno contro i nostri principi innati. Questi pensieri vanno estromessi
Dobbiamo aspirare alla pace e al nostro benessere spirituale. Qualsiasi negatività si interponga tra noi e la nostra pace va eliminata per poter proseguire il nostro cammino.