Vediamo ciò che crediamo e crediamo in ciò che vediamo. La Spirale infinita.

Non c’è nulla dietro quella porta fino a quando non la apriamo e, in qualche modo, percepiamo in coscientemente ciò che prima era nascosto e, dunque, per noi inesistente.

Esiste solo ciò che percepiamo.

Nel momento in cui apro la porta ed entro nella stanza, attraverso gli “occhi” immagazzino una serie di “immagini” (che in realtà sono delle particelle atomiche). La luce visibile che i nostri occhi possono vedere è solo una piccola parte di quello che gli astronomi chiamano “spettro elettromagnetico”, l’intera gamma di diverse onde luminose che esiste.

Nel momento in cui gli occhi (che in meccanica quantistica sarebbero equiparati ad uno strumento di misurazione) osservano un “oggetto” e l’immagine di esso viene trasmessa al nostro cervello che, pertanto, la percepisce in maniera cosciente, le sue particelle collassano e in quel dato istante assistiamo alla materializzazione di esso. Un processo abbastanza elaborato che, però, avviene in un tempo relativamente breve. (Ricordiamoci che il concetto di tempo è una invenzione in quanto non esiste in realtà ma serve alla nostra struttura logica che, altrimenti, non riuscirebbe a processare certi argomenti)

Secondo il fisico teorico Carlo Rovelli, il tempo è un’illusione: la nostra percezione ingenua del suo flusso non corrisponde alla realtà fisica. Rovelli pensa che la “realtà” sia solo una complessa rete di eventi su cui proiettiamo sequenze di passato, presente e futuro. L’intero universo obbedisce alle leggi della meccanica quantistica e della termodinamica, dalle quali emerge il tempo.

Tornando alla stanza, nel momento esatto in cui varco la porta e vi entro, scompare immediatamente tutto ciò a cui non pongo attenzione (e quindi , ad esempio, la stanza nella quale ero prima) . Ora è “reale” ciò che percepisco nella nuova stanza in cui sono entrato e tutto il resto…scompare!

Se non avessimo un cervello che accumula “dati” (come un hard disk) che possono essere richiamati (memoria) ogni qualvolta venga rivolto lo sguardo a qualcosa, tutto il resto non osservato scomparirebbe e anche la memoria di esso. Anche il concetto di tempo, pertanto, subirebbe una modifica radicale e, probabilmente, non ci servirebbe più in quanto esisterebbero solo presenti e qualsiasi concetto che oggi leghiamo ad esso (l’invecchiamento, ad esempio), non avrebbe più alcun significato.

L’invecchiamento, infatti, deriva da più osservazioni di un medesimo oggetto/soggetto che fanno riferimento ad una memoria (che chiamiamo passato).

Il concetto di Tempo (relativo) va dunque ricercato nella nostra memoria. La memoria è ciò che ci dà anche l’idea del movimento. Osservo un oggetto in un punto X poi lo osservo in un punto Y e la memoria mi dice che quando l’orologio aveva la lancetta dei secondi su 5 l’oggetto era su X mentre quando l’orologio aveva la lancetta sul 10 l’oggetto si trovava nel punto Y. L’oggetto dunque si sarebbe mosso.

Ma la memoria è un qualcosa di assoluto?

Direi proprio di no in quanto la memoria è un qualcosa di soggettivo e relativo alle proprie percezioni. Io posso ricordare una cosa piuttosto che un altra. Due individui che percepiranno la stessa cosa in modo comunque soggettivo avranno memorie differenti. “Ricordi quell’auto blu che è passata? Ma non era nera?…”

Per questa ragione si creano degli strumenti di misurazione con degli standard specifici e che fanno capo ad una “memoria oggettiva” per così dire. Il punto è che tali strumenti sono comunque creati da esseri umani (che percepiscono realtà soggettive) e seguono le logiche dei loro creatori. (sono creati a loro immagine e somiglianza…un po’ come avrebbe fatto Dio con gli esseri umani – Genesi 1,26-28)

Ciò che “vediamo”, ha nulla di oggettivo. Dipende dagli strumenti di misurazione naturale (i nostri sensi), dal nostro cervello (che interpreta, immagazzina, memorizza e richiama quando necessario) dalla logica con cui il cervello processa e dagli strumenti di misurazione ed elaborazione che creiamo.

Le Terra è un “geode?“. Chi lo dice? Lo dice la scienza in base a cosa? Nessun essere umano è in grado di potere osservare contemporaneamente la Terra in tutta la sua interezza. Servono degli strumenti di misurazione, creati da esseri umani e che possano essere compresi dalla logica umana, che definiscano le dimensioni e la sua geometria.

Se oggi venisse un “alieno” con una struttura logica e con degli strumenti di osservazione (sensi) totalmente diversi…molto probabilmente non vedrebbe un Geode…chissà cosa vedrebbe e magari riderebbe di noi. D’altronde tutto ciò che ci circonda, compresi noi, siamo forme di energia. Siamo Atomi ed Elettroni a cui i nostri sensi danno forma.

Se semplicemente avessimo 7 sensi invece di 5 tutto l’Universo che ci circonda ci apparirebbe molto diverso. Se poi anche la nostra struttura logica fosse differente…le cose sarebbero ancora più estreme.

La nostra Percezione Cosciente, crea l’Universo attorno a noi. Essa renderizza ciò che ci circonda. Ha esattamente lo stesso comportamento di un videogame.

Immaginate di giocare con un videogame e di essere al Livello 1. State camminando in una strada. Il vostro Universo è quella strada, i passanti, le auto. Il livello 2 non esiste. Non esiste altro. Il computer non renderizza (dà forma) ad altro. Se poi ingrandite una immagine e osservate i particolari di un oggetto che ad esempio dovete raccogliere, il computer concentra le risorse del processore su quell’oggetto e fa sfumare tutto il resto…L’Universo, in quel momento, si concentra sull’oggetto e sui particolari di esso e tutto il resto scompare. Scompaiono i passanti, scompaiono le auto. Il Computer ha bisogno di usare le risorse del processore per rilevare l’oggetto ingrandito e non può usarle per renderizzar anche tutto il resto.

Sulla Terra ci sono quasi 8 miliardi di persone che però…il nostro processore (percezione cosciente) non renderizza. Esistono sulla carta ma…non esistono nella nostra realtà sogettiva. Esiste solo tutto ciò che il nostro processore decide di renderizzare (ciò che crediamo). Accendo il computer leggo che è morto un tizio e la mia percezione cosciente decide che esiste. Magari mi rattristo pure per la “morte” di un qualcuno che prima per me non esisteva nemmeno. Alla fine questo verrà archiviato nella memoria (resterà per 1 giorno o per sempre e dipenderà dalla mia memoria). Se una seconda notizia dovesse affermare che quell’individuo era ritenuto morto ma poi si è ripreso…probabilmente ne sarò contento…semplicemente perchè ho deciso di credere a questa seonda notizia. Quel tizio non l’ho mai conosciuto e, probabilmente, non lo conoscerò mai (e potrebbe anche non essere mai esistito). Per noi è vero semplicemente ciò che decidiamo di credere. Ciò che il nostro “processore” renderizza e decide che esiste.

Photo Credits: Giorgio Lo Cicero