La rabbia verso gli altri è il riflesso della rabbia verso noi stessi

La rabbia è una brutta bestia perché spesso sfocia in atti verbali o fisici talvolta anche molto violenti.

Non essere coinvolti da essa è spesso molto difficile. Quello che però dobbiamo cercare di comprendere è che la rabbia non è mai verso ciò che è esterno a noi stessi.

Teniamo sempre in considerazione il fatto che l’Universo che noi osserviamo esterno a noi e al quale diamo forma non è altro che la materializzazione di segnali percepiti attraverso i nostri “sensori” e delimitati dalla nostra Coscienza.

Questa è una premessa importante dalla quale bisogna sempre partire in quanto l’Universo “esterno” avrà una forma e una dinamica che dipenderà da come noi lo percepiamo.

Ciò che non vedo ( e di cui non sento) nella mia realtà soggettiva non esisterà.

La forma che diamo agli oggetti, comunque, è strettamente legata alla struttura logica della nostra percezione cosciente e dalla quale non possiamo prescindere.

Ciò non significa che taluni non possano vedere una montagna muoversi. In quel caso la ridigità della nostra struttura di elaborazione cosciente, però, presumerà che un individuo che veda una montagna muoversi dovrà essere definito psicopatico.

Premessa fatta, torniamo alla Rabbia.

Come qualsiasi elemento del nostro Universo, anche la Rabbia è una creazione mentale che non ha nulla a che fare coll’oggettività (visto oltretutto che nulla, nel nostro Universo percepito, è oggettivo)

Per cercare di venire a capo di questa terribile esplosione di impulsività distruttiva dobbiamo cercare di analizzarne le origini senza però addentrarci troppo nei meandri della mente che ci farebbero perdere il vero obiettivo che dovremmo prefiggerci, ossia lo spegnimento della furia e il raggiungimento della pace.

Immaginiamo di avere un impulso di rabbia nei confronti del partner per una qualsiasi ragione. “Non hai lavato i piatti quando oggi sarebbe toccato a te“.

Bisogna considerare che un impulso di rabbia per una ragione futile come questa deriva da un accumulo, nel tempo, di energia negativa nei contronti del partner. Questo esempio è semplicemente esplicativo.

A prima vista sembrerebbe chiaro che la rabbia sia nei confonti del partner che non ha fatto il “suo dovere” ma in realtà la cosa è più complessa.

Immaginiamo ora di avere di fronte uno specchio che ci mostra sempre qualcosa che del nostro corpo non ci piace. La guardiamo una volta, poi un’altra, poi un’altra sperando che questa cambi. Dopo averla guardata per un mese di seguito e dopo avere accumulato tanta energia negativa, prendiamo una scarpa, la tiriamo contro lo specchio e lo rompiamo!

Verso chi è quella rabbia? Verso lo specchio o verso l’immagine che esso rifletteva?

Tornando dunque al partner che non ha lavato i piatti. Ci troviamo di fronte ad una situazione del tutto analoga a quella dello specchio ma con parametri differenti.

Una delle possibili (infinite) analisi fatte a livello subcosciente potrebbe essere questa:io sono un debole in quanto continuo a stare con una persona che non fa quello che voglio perché non ho il coraggio di lasciarla per paura di restare nella solitudine. Io mi detesto perché sono un debole smidollato!!” Ecco che allora entra in gioco la nostra parte “egoica” che, a spada tratta, vuole difendere la nostra psiche per non farci cadere in depressione ed emerge violenta difendendoci e scaricando la nostra debolezza verso l'”oggetto” della disputa. Maggiore è il nostro ego più grande e spietata sarà la nostra reazione.(*)

Il partner diventa lo specchio che riflette una immagine di noi che non ci piace e quindi…scatta l’impulso di rabbia che scarica l’energia negativa (e le colpe) su di lui/lei e lo specchio va “distrutto”!

(*) Un ego grande può anche essere estremamente sommesso in alcuni casi di psicosi. Non esplode, dunque, ma accumula enegia negativa sempre più grande che lo può portare ad una depressione cronica o verso altre forme psicotiche. In questa sede non voglio sconfinare verso casi estremi fermo restando che anche una persona apparentemente tranquilla, dopo avere accumulato rabbia può avere una esplosione di violenza in grado di arrivare fino al delitto.

Un bambino nei primi mesi di vita, non ha rabbia. Il capriccio e il pianto sono semplicemente il modo di comunicare un bisogno egoista. La rabbia comincia ad emergere nei primi anni di età quando genitori (prima di tutto) e l’ambiente circostante cominciano a plasmare il suo carattere.

Sto attraversando la strada sulle strisce. Un automobilista quasi mi investe e, inoltre, mi manda a quel paese. Immediatamente dopo l’istante di paura il mio ego che si sente offeso mi comunica che è ora di agire e non accettare la provocazione. (Tutto avviene in frazioni di secondo). Ecco che allora io reagisco mandando, a mia volta, l’automobilista a quel paese…

Cosa è accaduto in realtà? Per quale motivo io ho reagito ad una provocazione con un’altra provocazione? Perché il mio ego si è sentito offeso?

E’ molto probabile che nella mia infanzia i miei genitori non mi abbiano trasmesso sicurezza in me stesso (probabilmente perché anche loro avevano problemi di autostima). Il mio ego, dunque, sa di avere questa lacuna che spesso non emerge nemmeno a livello conscio. Sa di essere insicuro. Ecco che allora l’immediata reazione è uguale (se non più forte) e contraria. Chi mi manda a quel paese fa emergere (riflette) le mie insicurezze e quindi, per non cadere in depressione (visto che non conosco altro modo di affrontarle), il mio ego mi impone di controbbattere e scatta l’imbulso di rabbia.

La rabbia non ha nulla a che fare coll’atto di difendersi che, invece, parte dall’amigdala e riguarda gli istinti primordiali.

La difesa istintiva prescinde dalle sensazioni. E’ come quando un oggetto passa velocemente vicino ai nostri occhi e le palpebre si chiudono. In quel momento non abbiamo generato alcun “sentimento”. Non c’è rabbia, non c’è odio.

I sentimenti vengono generati in altro modo e dipendono tutti dal nostro ego.

Anche la maggior parte delle forme di “amore” dipendono da esso ma in questo caso è la rabbia che ci interessa.

La Rabbia dunque, sebbene possa risultare nei confronti di ciò che è esterno a noi, in realtà è sempre rivolta a noi stessi. L’Universo esterno verso il quale abbiamo l’imbulso violento non è mai colpevole.

Il vero e unico colpevole è il nostro ego che, incapace di curare le ferite di infanzia, è solo in grado di nasconderle e il solo modo che ha di nasconderle è riflettendole nel mondo esterno e nel capro espiatorio di turno.

Controllare un impulso di rabbia è estremamente difficile. Occorre cominciare a fare tanta introspezione. Cercare di estromettere il più possibile il nostro ego e comprendere le ragioni per le quali ci arrabbiamo.

Questo è un processo lento che va fatto nei momenti di serenità.

Andare a cercare le origini lontane delle nostre ferite emozionali non ha molto senso per due motivi principali. 1) Ci vorrebbe troppo tempo 2) Nel caso in cui riuscissimo a trovarle e riconoscerle, servirebbe poi altro lavoro per cercare di accettarle. Questa è una delle ragioni per cui la psicoterapia tradizionale può durare anche decenni. Decenni di lavoro durante il quale saremmo in un limbo alla ricerca del perché e quindi impossibilitati ad avere relazioni costruttive.

Se invece di cercare le ragioni comprendessimo realmente che la rabbia verso qualcuno o qualcosa è in realtà un sentimento verso noi stessi e riuscissimo dunque a metterne in chiaro in modo analitico le motivazioni, accorceremmo drasticamente i tempi di guarigione. (Salvo casi eccezionali di psicosi estreme che hanno chiaramente bisogno di terapie lunghe e profonde)

Per fare una introspezione analitica bisogna innanzitutto essere estremamente onesti con se stessi e serve un periodo di calma e riflessione partendo dall’assioma che la Rabbia è sempre e solo un processo che il nostro ego innesca per impedire che ferite emozionali che non si rimarginano (e che sono la causa delle nostre psicosi ed evidenziano le nostre debolezze emozionali) vengano messe allo scoperto. E’ importante  imparare ad avvertire in anticipo i segnali che avvisano l’arrivo dell’impulso di rabbia.

Impariamo a perdonarci, accogliendo e accettando le nostre paure,  e perdoneremo anche gli altri.

 

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