Seminario con Mauro Scardovelli. Crescita Personale. Impressioni

Seminario E09 – Libertà, Amore, Creatività. 15-17 dicembre 2023

Seguo Mauro Scardovelli da molti anni. Precisamente dal 2016.

Ho trovato i suoi metodi di schematizzazione e analisi della personalità molto interessanti. Ritengo, inoltre, che sia una persona intellettualmente onesta e anche per questa ragione ho deciso di andare ad uno dei suoi seminari.

Il seminario di cui sopra si è svolto ad Armeno, un paese molto carino e tranquillo in provincia di Novara e poco distante dal lago Orta.

Il “campo base” è stato il Centro di Spiritualità Maria Candida.

La pace e la serenità dovrebbero essere le più grandi aspirazioni dell’essere umano ma per raggiungerle serve un profondo lavoro interiore.

Mauro Scardovelli è riuscito a schematizzare il comportamento umano in modo da renderne più intuitiva la comprensione.

Vi invito a guardare i tantissimi video messi in rete nel suo canale Youtube (e non solo)

Se comprendi l’origine dei tuoi problemi, con un buon aiuto, puoi trovare il modo di risolverli in tempi non biblici.

Mauro Scardovelli si rifà alla PNL (Programmazione Neuro Linguistica). Piuttosto che risalire alle origini di un problema (causa di una patologia o di un certo tipo di comportamento) andando a ritroso nel tempo per cercare di risolverlo, si lavora per identificare il problema e si cerca di superarlo. Non ha più tanta importanza la ragione per la quale ci si comporti in un certo modo in quanto si identifica l’ostacolo e si impara a superarlo.

Per fare un esempio semplicistico: un individuo ha una depressione frutto di una ferita infantile inferta da una madre che, in qualche modo, lo ha rifiutato. Una volta individuato il problema si cerca di superarlo facendo in modo di mettere in contatto quell’individuo adulto col bambino che è rimasto dentro e che era al tempo della ferita e lo si guida al perdono di quel genitore che, comunque non aveva colpa in quanto, anch’esso, probabilmente “vittima” dei suoi genitori.

Dopodicché si chiede perdono al bambino e gli si promette di smettere di giudicare e quindi ripetere gli errori del genitore (o dei genitori).

Dove c’è giudizio c’è dolore e, di conseguenza, sofferenza.

Sebbene possa sembrare una cosa banale, mostrata così con poche parole, in realtà è un metodo molto efficace. Mauro Scardovelli lo chiama “Modello Base”.

Durante il seminario Mauro ha praticato questo tipo di “terapia” ad alcuni soggetti proprio per mostrare come questa debba essere svolta.

Ritengo che sia estremamente valida e funzionale, per lo meno nei casi che non riguardino patologie estremamente complesse.

Stimo molto Mauro Scardovelli e ammiro la sua forza e la sua costanza.

Ci sono, però, alcune cose che, a mio avviso, lo stanno allontanando dalla mia “realtà soggettiva” – ( Chi mi legge sa benissimo che il concetto di “realtà” è sempre e solo soggettivo in quanto non esiste una realtà oggettiva al di fuori della nostra mente che possa essere empiricamente dimostrabile)

Il Mauro Scardovelli che ho “conosciuto” era una persona molto schematica che spiegava in modo estremamente chiaro il funzionamento del “governo interiore”. Pur essendo una persona abbastanza spirituale non si abbandonava perdutamente a idee ‘ troppo “esoteriche” e restava con i ” piedi per terra”.

Il “nuovo” Mauro Scardovelli, quello che ho incontrato ad Armeno, invece, oltre ad essersi immerso in un alone di esoterismo, sembra essersi allontanato dalla mia realtà soggettiva per abbandonarsi a dei sogni che, seppur nobili, non potranno mai avverarsi.

Il “nuovo” Mauro Scardovelli parte da un principio, a mio avviso, fondamentalmente errato: quello che l’essere umano sia divino e buono per natura.

Proprio per la salvaguardia della specie l’essere umano deve, necessariamente, essere un predatore. Lo è per natura. L’Homo neanderthalensis, 200.000 anni fa doveva lottare per sopravvivere.

Accumulare le risorse è sempre stato fondamentale per la sopravvivenza della specie e accumulare significa anche lottare per difendere ciò che si è ottenuto.

Le lotte per la predominanza di una tribù su un’altra ci sono da quando esistono gli esseri umani.

Il neonato, fin dalle prime ore di vita mostra interesse per qualcosa, protraendo le mani verso di essa e, una volta afferrata, non vorrà lasciarla.

Provate a ad allontanare il neonato dal seno dal quale sta allattando o toglietegli il “suo” ciucciotto o orsacchiotto e vedrete come piangerà…

Quell’attaccamento al “suo” si evidenzierà già dopo 24 ore dalla nascita e lotterà (a suo modo) per preservarne il possesso e non perderlo. L’attaccamento e l’appropriazione sono nel nostro DNA. Siamo predatori e lottiamo per difendere ciò che abbiamo ottenuto. Prenderci in giro affermando che siamo esseri “divinamente buoni per natura” ci allontana sempre più dalla verità.

 

L’attaccamento alla materialità è nel nostro DNA e la difesa di essa, a qualsiasi costo, è parte inscindibile della natura degli esseri umani.

Se fossimo onesti con noi stessi, probabilmente lo accetteremmo senza un grande sforzo. Saremmo disposti a sacrificare nostro figlio, la nostra casa, i nostri genitori, tutto ciò che abbiamo per il “bene collettivo”?

Non siamo esseri divini e non siamo dunque “buoni” per natura considerato anche il fatto che “Bene” e “Male” sono semplicemente convenzioni sociali.

Le tribù cannibali uccidevano per mangiare altri esseri umani. Gli spartani sacrificavano i figli deboli. I cristiani mettevano al rogo gli “eretici”. I Nazisti mettevano nelle camere a gas gli ebrei. I media e la massa condannava e discriminava chi ha rifiutato di sottoporsi alla sperimentazione di massa di farmaci totalmente novi, palesemente inefficaci e prodotti da aziende farmaceutiche pluri condannate per frode, falso e corruzione. Se decidi di uccidere qualcuno autonomamente sei un assassino ma se uccidi perché te lo dice il governo sei un eroe!

Comprenderete, dunque, come il “bene” e il “male” siano assolutamente convenzioni sociali.

Se volessimo dare una definizione di “bene universale” potremmo dire che questo sia l'”essere in totale pace con se stessi”.

Se ci considerassimo semplicemente come dei “campi energetici” (ciò che in effetti siamo) che non nascono e non muoiono ma, semplicemente, si trasformano (nell’Universo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma) persino l’omicidio potrebbe essere visto come la semplice accelerazione verso la trasformazione.

D’altronde anche il dolore fisico (come quello morale) non è altro che il risultato di una resistenza che la nostra parte egoica ha verso il cambiamento. Se, per assurdo, per le prossime 30.000 generazioni insegnassimo ai nostri figli che la morte è una cosa meravigliosa, una trasformazione che ci porta in una dimensione migliore, probabilmente non soffriremmo più fisicamente (e, di conseguenza, ci estingueremmo in quanto non ci cureremmo più dei danni fisici del nostro corpo. Non avremmo alcuna ragione di “curarci” fisicamente).

Affinché un processo mentale venga metabolizzato e acquisito a livello cellulare servono migliaia di anni. Nonostante questo è dimostrato che attraverso una meditazione particolarmente intensa anche il dolore fisico può essere molto attenuato.

Agire come i cristiani che insegnano che dopo la morte incontrerai Dio ma al contempo hanno una gran paura di morire (e, di conseguenza, abbandonare tutta la materialità di cui si sono circondati) fa sospettare che il loro Dio sia, piuttosto, un carnefice, stracolmo di potere giudicante e quindi di ego che, con una paletta con i numeri, si diverta a giudicare dando i punteggi ai nuovi arrivati e decidere così chi andrà a destra e chi a sinistra. Forse per questa ragione i funerali sono spesso molto tristi .

La sofferenza è semplicemente un sistema di allarme che il nostro cervello elabora di fronte ad un evento ritenuto pericoloso per la sopravvivenza. (Ad esempio una frattura per ciò che riguarda la nostra fisicità o un lutto o un abbandono o una delusione per ciò che riguarda il nostro lato emotivo)

Nella “dimensione” in cui viviamo non possiamo prescindere dalla fisicità e, dunque, dai limiti che questa impone.

Partendo, dunque, dall’assioma, a mio avviso errato, che gli esseri umani siano buoni per natura (fatto smentito da qualsiasi osservazione), Mauro Scardovelli vorrebbe cambiare il mondo. Io invece ritengo che basti semplicemente continuare a invitare i singoli individui alla introspezione per farli avvicinare alla pace.

Sebbene sia sempre stato il mio motto puntare a 100 per raggiungere almeno 10, Mauro sta puntando a qualcosa talmente grande che va proprio contro la stessa natura umana.

Il secondo giorno del seminario io e Mauro Scardovelli abbiamo avuto uno “scontro” verbale proprio su questo argomento.

Quel giorno Mauro invitò a sedersi al suo fianco una sua allieva. Le chiese come si sentisse. Lei rispose che era in pace con se stessa. Lui allora la guardò dubitando e insistette chiedendole come realmente si sentisse. Lei confermò che si sentiva in pace. Mauro allora, guardandola, la “stuzzicò” affermando che nel mondo in cui viviamo, con i conflitti in atto, non si può stare in pace senza provare dolore.

A quel punto io ho fatto il mio intervento affermando che a mio avviso non era giusto spingere una persona che, in un certo momento della sua vita , si sentiva in pace con se stessa, a provare dolore visto che nel mondo esiste il dolore.

Mauro dissentì e da qua è nato un piccolo conflitto egoico tra me e lui in cui ognuno voleva “imporre” le proprie ragioni.

Io ritengo che se spingiamo il nostro prossimo ad “empatizzare” col dolore che c’è nel mondo per farlo sentire più “spirituale” non otteniamo pace e benessere interiore.

Se un individuo lavorasse per raggiungere la sua propria pace, trasmetterebbe pace al suo vicino e se ognuno di noi, attraverso un lavoro di introspezione, cercasse di passare la maggior parte del tempo in pace con se stesso e questo tipo di comportamento diventasse esempio per gli altri e li inducesse a fare lo stesso, non dovremmo più preoccuparci delle guerre in quanto queste cesserebbero.

Cercare di imporre uno schema di vita “giusto”, per quanto possa essere spinto da meravigliose intenzioni, non solo non porta a nulla ma rischia di creare resistenze e forze contrarie.

Pensare di cambiare il mondo in stile Gesù o Gandhi, nei millenni si è dimostrato non solo inefficace ma addirittura deleterio in quanto taluni hanno persino approfittato dei loro insegnamenti per trarne un grande beneficio economico materiale La chiesa cristiana ne è un esempio evidente.

Dovremmo vedere il mondo umano “esteriore” esattamente come vediamo il nostro mondo interiore in quanto entrambi si comportano in modo analogo.

Riducendo la mia parte “egoica” minimizzo le parti conflittuali e, di conseguenza, mi avvicino maggiormente ad uno stato di pace. Se ognuno di noi pensasse al raggiungimento della “propria” pace, conseguentemente tutte le parti conflittuali del “mondo esteriore” cesserebbero di lottare.

Ogni secondo di pace che si riesce a conquistare è un tesoro inestimabile. C’è sempre tempo per il dolore e per cercare di contrastarlo con una sana introspezione ma più sono i “secondi” di pace che riusciamo ad ottenere e maggiore possibilità avremo di superare i momenti di dolore che seguiranno, accumulare nuovi secondi di pace e trasmetterli a chi ci sta accanto.

Dobbiamo però partire da un principio assoluto. L’essere umano non è buono per natura (nel senso più divino del termine). Una natura buona in senso “divino” escluderebbe la parte egoica che è quella che viene accesa dalla Coscienza, ci distacca dagli altri e ci fa sopravvivere come esseri distinti.

Se sopprimessimo la parte egoica e quindi diventassimo “divinamente buoni” e non più naturalmente corrotti cesseremo di vivere come esseri fisici perché non avremmo più interesse nel mondo materiale.

Non avremmo paura di morire, non ci interesserebbero più le gioie fisiche e non avremmo nemmeno motivo di procreare visto che questa è anche il frutto del nostro egoismo.(Il bisogno egoista di avere figli)

Il desiderio, dunque, di Mauro di cambiare il mondo, a mio avviso, va proprio contro il suo stesso insegnamento in quanto se io voglio cambiare qualcosa, in qualche modo affermo che sia sbagliata.

L’affermazione che qualcosa sia sbagliata è diretta conseguenza di un giudizio e il giudizio viene dall’ego. (Qualsiasi emozione è figlia dell’ego)

Niente ego = niente giudizio = pace interiore a prescindere da ciò che avviene esternamente. Se tutti magicamente diventassimo così entreremmo in una sorta di comunità spirituale e ci estingueremmo…in pace e serenità.