Quanto scrivo è frutto di un percorso di crescita che sto cercando di portare avanti dal 28 aprile 2016. Ho, però, ancora tanta strada da percorrere e questo percorso durerà fino alla fine dei miei giorni perché non si smette mai di crescere e di imparare.
Ultimamente ho avuto modo di dovere riflettere su alcuni temi sollevati in talune discussioni.
Per me è molto importante evidenziare e dunque partire dall’idea che il “sistema sociale esterno” a noi è quasi una riproduzione del nostro “sistema sociale interiore” (Psiche). ( L’Universo esterno è la proiezione cosciente del nostro Universo interiore.)
Rispettare un essere vivente significa accettarlo per come è, senza violarlo in alcun modo, sia fisicamente che moralmente. Accettarlo non significa necessariamente accoglierlo bensì comprenderne la sua essenza.
Se io rispetto qualcuno posso non condividerne gli atti o le idee (e in questo caso me ne allontanerò) ma non posso, in alcun modo, commettere delle azioni o proferire frasi che possano sminuirlo o denigrarlo.
Dobbiamo distinguere tra il “Rispetto Assoluto” in quanto essere vivente e il “Rispetto Relativo” (che possiamo definire stima) per delle qualità acquisite. Io ad esempio posso stimare un individuo per le sue abilità matematiche ma posso non stimarlo per le sue “disabilità” culinarie. Questo però non potrà mai intaccare il rispetto assoluto che mai dovrà essere messo in discussione.
Mai dirò (ad esempio) ad un altro essere umano “sei un fallito” perché in questo caso la mia affermazione sarà il risultato di una mia elaborazione mentale frutto di una presunzione di essere Giudice e, in quanto tale, superiore al giudicato. Chi giudica deve per forza di cose trovarsi o sentirsi in una posizione gerarchica più elevata.
Il rispetto può prescindere dal giudizio?
Il giudizio è uno dei peggiori mali dell’umanità in quanto chi giudica si pone su un gradino superiore rispetto al giudicato per un diritto auto proclamato.
Chi giudica è stato giudicato e, per questa ragione, cerca quasi una rivalsa morale. Quanto più duro è stato il giudizio ricevuto nell’infanzia tanto più forte sarà la sua tendenza a giudicare.
Il rispetto deve prescindere dal giudizio per una serie di motivi.
Non siamo superiori ad alcuno ma siamo sullo stesso piano di qualsiasi altro essere umano
Se anche ci trovassimo di fronte ad un Hitler, giudicarlo significherebbe prescindere dalla conoscenza di un suo vissuto probabilmente drammatico che lo ha portato ad essere come è.
Il giudizio che diamo (esternandolo o interiorizzandolo) è un campanello di allarme che mette in risalto i nostri punti deboli e le nostre ferite infantili
La mancanza di rispetto patologica di altri esseri umani proviene quasi sempre da un vissuto familiare in cui un membro importante della famiglia (spesso il padre ma non solo) veniva emotivamente (e a volte persino fisicamente) dominato da un membro che, per definizione (costruzione) sociale, avrebbe dovuto essere quello “debole”!
E’ importante comprendere che i costrutti sociali che riguardano anche i ruoli familiari (la bambina col vestitino rosa, il bambino col fiocchetto azzurro, l’idea della ragazza principessa e del ragazzo cavaliere) sono alla base di molte distorsioni sociali e psicologiche, frutto di “mode” e usanze del tempo che poi nell’età adulta tendono ad emergere con prepotenza delineando le caratteristiche psicologiche dell’individuo. ( Mascolinità e Femminilità, riflesso di Costruzioni Sociali )
Il giudizio è un “virus” generazionale che ci viene trasmesso dai genitori. I primi che tendiamo a giudicare siamo noi stessi e il modo in cui reagiremo interiormente al nostro giudizio caratterizzerà la predominanza delle nostre caratteristiche psicologiche. Questi 2 caratteri sono un esempio
Depresso che si vede inadeguato, che non trova lo scopo nella vita, che cerca compulsivamente risposte per sentirsi “utile” ma che, nonostante passino gli anni, non le trova. Pensate cosa accadrebbe all’Amazzonia se le piante si creassero le stesse problematiche (frutto di costruzioni sociali). Appassirebbero. Invece sono là, rigogliose più che mai semplicemente perché vivono. Si nutrono della terra e dell’ossigeno e vivono in simbiosi tra loro condividendo gli spazi.
Narcisista che è un depresso che reagisce in modo opposto. Non, accettando costruttivamente il fatto che quella che considera “inadeguatezza” è solo il frutto di costruzioni sociali tossiche che nulla hanno a che vedere con la vita, ma contrapponendosi e ponendosi al di sopra di tutti gli altri, sminuendoli, non rispettandoli e fino a disprezzarli.
Entrambe le personalità tendono a dare una elevata importanza alle costruzioni sociali, a ciò che pensa la gente e a come si comportano gli altri e, dunque si dovrebbe fare. (Gerarchie sociale, compiti prestabiliti tra uomini e donne, regole comportamentali per essere apprezzati nella società etc.etc.etc.)
Se ognuno di noi, come le piante dell’Amazzonia, pensasse a vivere la vita per stare bene con se stesso, trasmetterebbe pace a chiunque lo circonda. Probabilmente saremmo molti meno, coltiveremmo quel poco che ci serve per sostentarci, condivideremmo la terra e creeremmo (senza lo scopo di crearlo ma crescerebbe da sola) una comunità in armonia.
Tanto più il nostro carattere sarà dominato dal giudizio tanto più deboli e socialmente manipolabili saremo. Il giudizio è anche riflesso di insicurezza ed un individuo insicuro cerca continuamente degli appigli. Siano essi duraturi (leader politico, leader religioso…) che momentanei (esperto di questo o di quell’altro, guru…).
Chi tende a giudicare, ed è quindi psicologicamente debole, ha bisogno di continue conferme che proprio per la natura instabile della sue psiche, possono dovere cambiare spesso quando non rispecchiano più i requisiti di risposta desiderati.
Può funzionare un rapporto di coppia nel quale uno o entrambi i partner tendano a formulare giudizi frequentemente?
Decisamente NO. Questo non significa che non possano esserci delle relazioni durature, queste però saranno delle relazioni fondamentalmente tossiche che, in molti casi, casi non si dissolvono per 2 motivi.
viene a crearsi una relazione di inter dipendenza tra i partner (pensiamo al depresso e allo schizoide)
la relazione non è consumata in modo intenso. Nella vita moderna specialmente, i partner hanno lavori differenti, stanno via tutto il giorno e poi si ritrovano a casa la sera. Il tempo reale passato assieme è abbastanza ridotto e quindi la relazione può durare anche tanti anni.
E’ possibile uscire dal labirinto del giudizio patologico (quello frequente che porta a non rispettare gli altri esseri umani.) ed avere relazioni umane oneste e pulite che si basano sulla apertura e non sul confronto tra “maschere”?
Le maschere sono quegli scudi che usiamo come interfaccia per relazionarci con gli altri proprio per proteggere le nostre ferite scoperte. Un po’ come gli eroi da tastiera che da dietro il computer mostrano agli altri ciò che non sono e che vorrebbero essere.
La risposta è complessa e la considerazione è molto personale.
Si, si può uscire e il percorso può essere anche molto interessante se lo si fa con piena apertura mentale e la voglia reale di venirne fuori abbattendo tutte le costruzioni sociali che non dovranno più essere considerate come “scontate”. E’ un percorso nel quale qualcuno (uno specialista) può aiutarci leggermente ma il grosso del lavoro dobbiamo farlo noi. Personalmente non credo nelle terapie di lunga durata (superiori a 3 mesi) Non me ne vogliano gli psicoterapeuti che vivono di questo.
La prima cosa da fare è individuare ciò che tendiamo a giudicare con prevalenza. Questo ci darà una prima idea sull’origine del nostro problema.
Se ad esempio tendo a giudicare il modo di vestire della gente è probabile che nell’infanzia qualche membro importante della mia famiglia mi abbia giudicato o abbia giudicato gli altri usandomi come esempio da seguire (e immagine specchio delle sue proprie paranoie)
Questo ha creato in me l’idea distorta che è giusto vestirsi in un certo modo o seguire un certo tipo di moda etc.etc…
Una volta individuato il problema attraverso un po’ di lavoro di introspezione o magari attraverso l’aiuto di uno specialista accetterò il fatto che quanto mi è stato insegnato, poiché mi porta ad esprimere un giudizio e in fin dei conti a non essere in pace con me stesso, è fondamentalmente sbagliato.
A sua volta chi ci ha trasmesso questi valori sbagliati (genitori), sicuramente li ha ricevuti dalla sua famiglia e quindi non può essere giudicato da noi. L’unica cosa che possiamo fare è perdonarlo e dare un taglio netto a quel passato.
Se vedrò poi una persona che veste in un modo a mio avviso eccentrico…dovrò semplicemente guardarla con compiacenza e magari apprezzare il fatto che non ha timore del giudizio altrui.
Probabilmente inizialmente dovremo sopprimere artificialmente il giudizio ma piano piano ci verrà sempre più naturale non giudicare e accettare le cose per cose sono.
Siamo stati progettati in modo da replicarci attraverso l’accoppiamento. L’accoppiamento è un atto necessario per la conservazione della specie. Non c’è nulla di romantico. Non c’è nulla di altruistico.
Romanticismo e Altruismo gli sono stari ritagliati attorno perché l’ego dell’essere umano non accetta di essere una creatura alla pari di qualsiasi altra sulla Terra. L’essere umano si è investito, arbitrariamente, della corona di essere superiore e dunque, qualsiasi atto compia deve avere una giustificazione etica. (Il Sistema sociale attuale ne è colmo. Mandare armi per la pace, privare la gente della libertà per la sicurezza, uccidere gli ebrei per il benessere delle “razze superiori”…)
Persino il serial killer giustifica i propri crimini.
I nostri genitori, dunque, sono semplicemente il prodotto di un meccanismo il cui compito è generare altri individui per dare continuità alla specie umana. Niente di più e niente di meno.
I genitori non sono 2 esseri divini con caratteristiche uniche e scelti tra milioni. Sono esseri normalissimi colmi di difetti che, semplicemente seguendo l’istinto, ci hanno messo al mondo.
Per questa ragione i loro insegnamenti e ciò che ci hanno trasmesso non sono virtù ineccepibili. Le distorsioni che ci hanno trasmesso le osserviamo ogni qualvolta giudichiamo e ogni qualvolta ci “arrabbiamo”.
Dobbiamo dunque troncare e bruciare questa eredità ridimensionandoli ed esseri normalissimi, mettendoli sul nostro stesso piano e perdonandoli per le distorsioni che ci hanno trasmesso.
Dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che siamo esseri viventi, che siamo tutti uguali e le differenze che ci caratterizzano sono semplicemente il risultato della manipolazione che abbiamo subito dai genitori e/o dall’ambiente che ci ha circondato, in modo particolare, durante gli anni dell’infanzia..
Lo “scopo” della vita è uno solo: Viverla in Pace. Lo “scopo” è semplicemente una forma retorica di mascherare la propria insoddisfazione e il bisogno di colmare vuoti interiori che però non dipendono dal mondo esterno quindi, una volta “colmati”…se ne formeranno degli altri.
Questo è il primo passo per uscire dalla spirale infinita del giudizio patologico ed iniziare un cammino le cui basi si fondano sul rispetto del nostro prossimo non “a condizione che” faccia qualcosa ma semplicemente perché è un essere vivente come noi.